Sabato 11 maggio 2019, a pochi giorni dalla chiusura della “campagna abbonamenti politica” è andato in scena a Villa Arrivabene Tre scimmie che tratta della comunicazione sociale e di quella politica. Il pubblico ha partecipato allo spettacolo di teatro di narrazione civile, sperimentale, in prosa, con improvvisazione e arte gestuale…
A Villa Arrivabene (p.za Alberti, sede del Quartiere 2 del Comune di Firenze) è andato in scena Tre scimmie, uno spettacolo che verte sul tema della Comunicazione politica e di come potrà diventare in un prossimo futuro.
La storia narra che in un’epoca imprecisata, sale al potere un Governo che risparmia solo un Ministero: il Ministero della Comunicazione e dello Spettacolo. Il regime instaurato è di tipo assolutista, ma è travestito da una democrazia tecnologica di largo consumo.
Tre individui, accusati di crimini contro l’unico e super potente Ministero, sono stati privati (e viene anche detto “con il loro consenso, volontariamente”) della vista, dell’udito e, l’ultimo, è limitato nell’uso della parola. Sono le tre scimmie, ma in realtà sono cavie umane utilizzate per esperimenti di eugenetica e per ottenere consensi dal vasto pubblico.
Dunque, il pensiero comune suggerirebbe che ogni decisione sia presa col consenso di tutti. Ma il pubblico è anche e soprattutto il pubblico degli elettori.
Il regista Alessandro Anichini mette in scena un testo di Gianni Garamanti con la sua compagnia degli StraniTipi e con due splendide guest star: Mauro Bruni e Francesca Vannini (entrambi dalla Lega Improvvisazione Firenze).
Interazione con il pubblico presente
Senza mai dimenticare i rischi della manipolazione delle nostre menti e quelli di persuasione, così lontani dalla gentile affabulazione… chi partecipa allo spettacolo ne entra di fatto a far parte. Dal suo interno può vedere meglio le conseguenze di una “social politik” che è tanto in voga oggi…
Poi, chissà… chi va a vedere questo spettacolo, magari, ma solo se ha tanta fortuna, s’intende… beh, potrebbe anche essere sottoposto agli esperimenti di eugenetica del Governo centrale che si è insediato in questo nuovo e spaventoso universo ucronico!
“Venghino siore, venghino siori! Venghino senza pagare, senza biglietto, ché è tutto gratis… tanto il biglietto per entrare lo pagate ogni giorno, vivendo!”
Sinossi
Un uomo, che ha il portamento di presentatore da circo dei primi del secolo scorso (Mauro Bruni), conduce il pubblico in 5 ambienti diversi (le stanze di Villa Arrivabene, sede del Quartiere 2 a Firenze). Qui narra e fa narrare tre storie di vita e di successo mediatico a tre strani personaggi. Infatti, queste sono sì vittime ma anche volontari di esperimenti di eugenetica (miglioramento della specie).
Cosa non si farebbe per ottenere i benefici di legge e qualche like in più! Comunque, queste cavie sono individui condannati per reati contro il Ministero della Comunicazione e dello Spettacolo. Ognuno di loro è definito “SCIMMIA” perché è messo in mostra e, appunto, sottoposto (volontariamente?) alla privazione di una percezione sensoriale (vista, udito, parola) per raggiungere l’inconsapevole e acritico assenso in scelte politiche e di consumo.
In ciascuno degli ambienti nei quali vivono questi strani soggetti, il pubblico è costretto a provare le loro stesse privazioni. Alle scimmie risulta davvero difficile narrare al pubblico la propria storia in modo completo e obiettivo. E allora ci pensa questo eccentrico ed enorme uomo a supportare i loro racconti. Cercando sempre di manovrare i pensieri e guidare le opinioni del pubblico presente.
Descrizione (rider scenografico)
Un attore ha il ruolo di presentatore e guida il pubblico in cinque spazi all’interno di un palazzo (Villa Arrivabene):
- al pubblico (accolto nella Sala Libero Beghi) presenta le storie delle tre scimmie, cavie umane vittime, ma anche volontarie, di esperimenti di eugenetica;
- (nella stanza adiacente alla Sala Libero Beghi) diventa protagonista il “non-vedere”… il pubblico viene bendato, ascolta la scimmia narrare la sua storia, la percepisce vicino a sé;
- il protagonista diventa il “non-udire” (nella Sala Massimo Barlacchi) infatti, il pubblico indossa delle bende sulle orecchie e osserva la scimmia che si esprime solo a gesti;
- (nella Stanza del Presidente) il protagonista è il “non-parlare”… la scimmia si esprime con forti limitazioni (numero preciso di parole, parole che inizino con le lette dell’alfabeto in successione, ecc.), spingendo però il pubblico a interagire con la messinscena all’imprinta della completa improvvisazione degli attori (Mauro Bruni e Francesca Vannini, entrambi veterani della LIF);
- in conclusione (nella grande Sala delle Riunioni di Villa Arrivabene) uno strambo talent-show con giudici malmessi che, come il Presentatore e forse più di lui, vogliono apparire più che essere… quindi, senza alcuna funzione civile, il potere giudiziario diventa spettacolo…
Il giudizio finale della situazione immaginata e messa in scena, quanto dello spettacolo stesso, è rimesso al pubblico.
NOTA: per le vicende narrate dalle tre scimmie, l’ispirazione è tratta dai romanzi: “Cecità” di José Saramago, “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, “Vox” di Christina Dalcher.
Cast (in ordine alfabetico)
Niccolò Bassilici, Mauro Bruni, Simone Ciulli, Matteo Di Ienno, Stefano Lazzerini, Anastasia Lombardi, Marco Monelli, Francesca Vannini, Chiara White
Musica a cura di Riccardo De Felice
Regia di Alessandro Anichini
Testo di Gianni Garamanti
Note di regia
Lo spettacolo “Tre scimmie” è un’amara riflessione sulla condizione socio-politica attuale. Il percorso attraverso le stanze e la storia di Villa Arrivabene (come in qualsiasi altra location storica e al chiuso al chiuso) è come una visita guidata.
La narrazione si articola in modo sempre diverso. Infatti, spazia dalla recitazione comica a quella drammatica, dall’arte gestuale fino al teatro d’improvvisazione, dalla satira al teatro dell’assurdo.
La messinscena cerca di fornire momenti di forte impatto emotivo ed empatico. Il pubblico è immerso nella vicenda e interagisce con essa.
“Tre scimmie” non è, quindi, uno spettacolo da fruire in modo passivo. Il pubblico e gli attori non sono separati da un diaframma invisibile, infatti lo spettacolo si dimostra un’esperienza coinvolgente. Infatti l’audience engagement (cioè il coinvolgimento del pubblico nella storia) ha un indice altissimo.