Evento speciale di “Pietre azzurre” martedì 28 gennaio, ore 20.45, alla residenza artistica Itaca in via San Domenico 22 a Firenze.
Con l’occasione si raccolgono a un prezzo scontato del 20% (5 incontri a 60€!) le iscrizioni per la seconda edizione del laboratorio di scrittura realista “Fiori blu” che inizia a febbraio 2025.
La lettura ad alta voce, teatralizzata, è di un testo ispirato a un racconto di Fëdor Dostoevskij intitolato “La mite” (che in certe edizioni diventa mansueta, vedi nella traduzione di Luigi Vittorio Nadai).
I lettori di “Pietre azzurre” sono: Sandra Salvato, Gianni Garamanti e Maurizio Novigno.
La musica di scena al piano digitale è suonata da Marco Ciapetti.
“La mite” una storia che ispira Pietre azzurre
La scelta de “La mite” per la lettura ad alta voce di “Pietre azzurre” è dovuta a un aspetto fondamentale di questo racconto: la stretta correlazione con la realtà. Infatti, l’autore costruisce l’immagine dei due protagonisti della storia partendo da un fatto di cronaca realmente accaduto.
Inoltre, la necessità espressa dall’autore è quella di esaminare gli eventi nei loro particolari più profondi, cioè dal lato psicologico e di una umanità e disumanità che aveva già tanto affascinato i lettori nelle sue “Memorie dal sottosuolo”.
Lo scrittore russo pone al centro del racconto il tema della morte (per suicidio della donna) e, per contro, l’esaltazione della vita.
Nella Russia degli anni settanta del XIX secolo, si verificò una grande ondata di suicidi (“Come se la terra russa avesse perso la forza di trattenere a sé i suoi abitanti” cit. Dostoevskij). Quotidiani e riviste dettero notizia di queste morti ma sempre abbondando in descrizioni minuziose e dettagli orribili e inutili. Un cinismo che ricorda molto certe pagine vergate da giornalisti d’assalto e paparazzi di oggi.
“La mite” è compreso nella raccolta “Diario di uno Scrittore” (1873-1876) tra saggi, articoli, pensieri e altri racconti scritti sempre dallo scrittore russo. I contenuti di questa opera, che stanno tra il genere giornalistico, letterario e filosofico, furono pubblicati settimanalmente e poi riuniti in volumi per volere dello stesso autore che, dal 1874, ne era diventato anche editore.
Dostoevskij inserisce “La mite” come un copioso inciso, tra “La condanna” e l’intero numero di dicembre 1876 del suo “Diario”, di cui fanno parte gli articoli “Una morale in ritardo” e “Affermazioni gratuite”.
Anche alla base dei componimenti che anticipano e seguono “La mite”, spicca il tema del suicidio. Questa idea tormenta l’animo dello scrittore che ne attribuisce la causa alla mancanza di attaccamento alla vita e allo smarrimento dell’esistenza umana. Quindi Dostoevskij attribuisce il movente dei frequenti suicidi di quell’epoca in Russia, a un’assenza fondamentale, quella della necessità e dell’inevitabilità di credere all’immortalità dell’anima umana.
Nel racconto de “La mite” viene rappresentato un mondo di coscienze in collisione fra loro, personaggi segnati in profondità dalle loro abitudini che nessuna vicenda può riuscire mai a cambiare.
Il testo “E alla fine mancava l’aria”
Maurizio Novigno e Gianni Garamanti riscrivono il racconto “La mite” per una lettura ad alta voce e l’interpretazione con musica di scena (suggestioni al pianoforte digitale suonate da Marco Ciapetti).
L’intento sta nell’approccio realistico che si desidera conservare nel testo e che resta il carattere più amato di Dostoevskij dai narratori realisti (O’Connor, Carver, Dubus, Selby Jr…).
Novigno e Garamanti, già dal titolo “E alla fine mancava l’aria”, pongono al centro il tema dell’assenza e mostrano:
– l’analisi del rapporto tra due persone che si lanciano in un progetto di vita insieme senza troppo entusiasmo e con pericolosi scricchiolii fin dall’inizio;
– psicologie opposte che collidono e, a mano a mano, si frantumano l’una con l’altra;
– il ruolo della Donna e dell’Uomo in una dialettica e in un confronto che si estende progressivamente verso un confronto corpo-a-corpo (NOTA: i personaggi del racconto, così come in “E alla fine mancava l’aria”, non hanno un nome, sono una Lei e un Lui, come per favorire la trasformazione in forme primarie e universali, archetipi di ogni relazione Donna-Uomo);
– l’ambiente, dominato dal freddo della città, dalla mancanza di rapporti umani e di relazioni sociali edificanti, che gela ogni entusiasmo, ogni speranza, ogni segno di vita.
Il testo è discusso dal pubblico presente che ha l’occasione di iscriversi e partecipare alla seconda edizione del laboratorio di scrittura realista “Fiori blu” che avrà inizio a febbraio 2025 sempre in Itaca, sempre di martedì alle 20.45.
Costo di iscrizione a 5 incontri del laboratorio di scrittura realista “Fiori blu”: 75 € (15€ a incontro). A chi si iscrive martedì 28 gennaio sarà praticato lo sconto del 20% (un incontro in regalo).