Il possibile precede il reale. Tra il possibile che precede e il reale che si realizza, sta la narrazione.
La narrazione può essere interiore, tra un io narrante e un me che ascolta, o coinvolgere un altro.
La narrazione è la base della relazione. Tra chi narra e chi si rende disponibile a dare attenzione.
Tutto ciò che creiamo ha al suo interno una narrazione, una visione del mondo.
E quanto più stiamo dalla parte della visione, tanto più diventiamo capaci di plasmare il mondo a nostra dimensione, rendendolo un luogo dov’è piacevole o spiacevole stare.
Noi siamo quello che narriamo. Talvolta possiamo ridurci a stereotipi, personaggi della nostra o della narrazione di altri. In questo caso la narrazione non emoziona più, non genera maggiore libertà.
Noi vogliamo dare visibilità e spazio, memoria e possibilità a tutto quello che ci mette in contatto con gli altri e con noi stessi.
La narrazione può essere lo strumento della nostra libertà. Anche della libertà di essere migliori.
La narrazione è il ponte che collega il passato al futuro. È la narrazione che ci rende umani, come momento di riflessione e di scambio, come modo per cominciare a stare e a fare insieme.